ARGO 58
Terracina felix
Non è il luogo che ci fa sentire tristi o felici. Quel che conta davvero è ciò che pensiamo e desideriamo, la direzione che vogliamo dare alla vita e quel che proviamo a fare. È la prospettiva che ci aiuta a vivere. E non vale solo per le persone individualmente, vale anche per le “forme” sociali, quando ragionano sulla “missione” della propria comunità.
Terracina è una città “felice”?!
Non credo. Sono certo che sia una città estraneata, cui è possibile ricondurre quel che affrontava Platone nella Repubblica, e cioè la diagnosi politologica e psicologica dei mali della città, i meccanismi della corruzione, dell’estraneazione e il destino dell’ingiustizia e della infelicità.
Una città estraneata ha davanti a sé solo un destino, quello dell’ingiustizia e dell’infelicità che mettono radici nella società e nell’anima delle persone, senza possibilità di difesa.
Sappiamo che la città perfettamente giusta è qualcosa d’impossibile e priva di senso. Epperò è altrettanto chiaro che una città dove i cittadini sono estraneati ed alienati rispetto alla coscienza di sé e collettiva, non potranno nemmeno fare opera di chiarificazione dei processi sociali e dei modi di vita della città.
“Non sprecare una grave crisi”
Tra qualche mese – probabilmente in una data ricompresa tra il 15 aprile ed il 15 maggio 2023 – i terracinesi dovranno eleggere il nuovo consiglio comunale. Un periodo non breve che le forze politiche, prima di altri, avrebbero potuto utilizzare per un’opera di “chiarificazione” dei processi sociali, economici e culturali che negli ultimi decenni hanno determinato la grave crisi nella quale ci troviamo.
Questo non è accaduto ma c’è ancora del tempo per porvi rimedio. Per ora si parla di schieramenti e di candidati. E, troppo spesso, nemmeno sullo sfondo emerge una proposta che parli di cosa e come devono vivere i cittadini.
“Non sprecare una grave crisi”: possiamo aggiungere anche l’esortazione di Philip Mirowski ma sarà molto difficile che le classi dirigenti della città sappiano cogliere la portata della sfida che ci troviamo di fronte.
Terracina è una città di anziani, e non perché anche negli ultimi giorni del 2022 qualche arzillo centenario si è aggiunto alla piccola pattuglia dei quindici concittadini che hanno tagliato il traguardo centenario, lo è per quel che raccontano i dati Istat, con un rapporto di due anziani per ogni giovane – quando appena due decenni fa il rapporto era quasi alla pari. Le città sono organismi viventi che lanciano segnali. Questo, tra gli altri, non è da sottovalutare. Non vivono bene i giovani che se ne vanno e gli anziani. La ricchezza è nelle mani di qualche centinaio di famiglie e crescono le difficoltà – ed anche i debiti – per tutte le altre. Ci vuole, al più presto, un patto che definisca la missione, la direzione di marcia di questa città.
Armando CITTARELLI