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METÀ DI TUTTO

pubblicato il 11 Marzo 2023 da admin

ARGO 59

Metà di tutto

Eccoci a nuove elezioni anticipate mentre la città pare ferma ed apatica (proprio come rendeva le persone la malaria del secolo scorso), costretta dentro una scolorita fotografia, appena mossa, dei primi anni del novecento.
Il calendario ci dice che saranno a metà del mese di maggio, e prima della metà del mandato della sindaca Tintari.
Quante “cose” sono a metà: dalle opere pubbliche mai completate (solo la Biblioteca è scomparsa e con essa il contributo di 300 mila euro della Regione) ai progetti finanziati dalle risorse del PNRR fino al “fantastico” PUMS (Piano Urbano della Mobilità Sostenibile).
È la parola più ricorrente. Ci sono quelli che dividono a metà il mondo – e la città – tra buoni e cattivi. Gli schieramenti elettorali (dove qualcuno occupa più tempo a delegittimare l’altro che ad unire) si rivolgono a illusori e velleitari campi e tifoserie, più o meno a metà, dei futuri elettori (anch’essi, probabilmente, la metà degli aventi diritto).
Metà di programmi elettorali, con la speranza che sommandoli ne esca uno degno.
Metà candidati sindaco. E, poi, mezze verità, mezze decisioni, mezzi propositi. Metà liste, un po’ qui e un po’ là.
Solo la città sembrerebbe “tutta intera”, idealmente interpretata e compresa. Ma anch’essa, per alcuni, una torta ancora da mangiare – per quel che ne rimane – per altri, la possibilità di migliorare la vita di tutti.

Cosa c’è da fare?

Le città reali sono descritte a partire dai rapporti economici, sociali e di potere che vivono al loro interno. Non sono città ideali e manca sempre qualcosa. Sono le città dei politici – dove sapere e potere non vanno d’accordo – più o meno ingiuste, degradate, infelici…
Cosa c’è da fare, se sappiamo capire la nostra di città “reale”?
E non chiedo ai singoli, magari più di qualcuno avrà in testa un ragionamento, qualche idea che potrebbe servire. Mi riferisco, invece, al senso comune, alla comprensione diffusa nella nostra comunità che io credo – e posso naturalmente sbagliare – sia per la stragrande maggioranza formata di individui che vivono “inconsapevoli”, più che indifferenti.

La paura ha nascosto dietro il velo della normalità la sofferenza. Avanza una nostalgia invincibile che non è quella del futuro ma del passato che non è stato. Per me Terracina è per larga parte spiegata così: un “prodotto” della sofferenza e della nostalgia, dove i cittadini precipitano nell’incertezza, anche di quelle aspettative più elementari del percorso vitale d’ogni essere umano: il lavoro, la salute, l’autonomia, il tempo libero, la qualità dei sentimenti…

Ora, per capirci bene, non sarà l’esito delle elezioni amministrative di maggio a sistemare tutta “sta’ roba”. Diciamo che potremmo essere a metà dell’opera.

 

Armando CITTARELLI




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